Ciao e benvenuto/a nel mio mondo, tra cucina, piante e pelosetti!

Molly & Toby

“Cari amici, è da un po’ che pianifico di raccontarvi come ho vissuto e cosa ho fatto prima di intraprendere questo bel progetto. Non è mai semplice descrivere la propria vita; parlare delle proprie esperienze e cosa si è provato nel viverle. Ha un che di doloroso e svuotante allo stesso tempo. Sembra sempre di lasciare un non detto, par di creare un racconto in bianco e nero, fatto di eventi e scelte che spesso non arrivano direttamente al lettore come si vorrebbe, io vorrei darvi un calore diverso nel raccontarmi a voi. Ormai mi conoscete, non amo i filtri e mi piace essere verace. Vi prometto quindi che sarò diretto e spontaneo anche nel descrivere la mia vita.

Sono nato nel 1976, a Ragusa, potremmo dire da Ragusani DOP (sic), così per rimanere in tema culinario. Sin da piccolo sono stato cresciuto, “impastato“, nei sapori e nei colori della tradizione. Sono fatto di questo; “latte e miele” degli iblei, enunciava un antico scrittore. La genuinità e la semplicità della vita di quartiere hanno fatto parte di me sin dai miei primissimi anni. I miei genitori erano lavoratori e dedicavano molto tempo al lavoro cercando di donare il loro tempo migliore anche alla famiglia. I miei ricordi più dolci sono pieni di frasi dialettali; i teatri della mia gioventù sono colmi di discussioni con giovani e anziani sui sagrati delle chiese, nei vicoli e nelle stradine del capoluogo ibleo. Il me di allora era un ragazzo semplice, impreparato forse alle difficoltà. Quel giovane ragazzo, infatti, visse con grande nostalgia l’allontanamento dalla terra di nascita. Quando ero ancora piccolo mio padre dovette cercar lavoro al Nord Italia, fu così che iniziò un periodo molto tempestoso della mia vita.

Dal dorato Barocco ibleo, colmo di estati afose e affollati pranzi familiari, mi ritrovai in una, stupenda, paurosa e fredda Torino. I miei ricordi ondeggiano tra la solitudine dei pomeriggi invernali con mia madre ai ricordi di una maestra che metteva in guardia i miei puri compagni sabaudi dal “(…)piccolo e infido siciliano con la lupara“. Mio padre usciva presto la mattina e tornava tardi la sera, per spaccarsi la schiena come responsabile di una squadra edile. Io e mia madre non stavamo bene a Torino. Lasciai la scuola anche per questo, ma non abbandonai mai la mia voglia di studiare.

Potete capire, ora, perché per me la tradizione è molto rincuorante; rappresenta la costruzione metodica del futuro di una terra che non ho mai smesso di amare. Tornati a Ragusa, iniziai a lavorare presso un famoso negozio florovivaistico di Ragusa, che in 17 anni di onorata carriera mi ha insegnato moltissimo sul bello, sulla composizione floreale, sulle varietà di piante e sullo sfruttamento lavorativo meridionale.

Nei miei vent’anni mi sono avvicinato alla fede e alla cristianità, declinata come zelo evangelico volto a comunicare la fede cristiana ai miei coetanei nei luoghi a loro familiari. Potrei raccontarvi delle mie formazioni per l’evangelizzazione  di strada, le mie esperienze di predicazione di catechesi, i raduni di preghiera e le belle esperienze, ma mi dilungherei troppo.

Nel 2007 lascio il mio lavoro, capisco che ho bisogno di dedicarmi agli altri e di dare spazio alla mia creatività. Mi dedico alla grafica, professione e passione che esercito ancora ora mettendola a servizio della comunicazione di quello che oggi porto avanti. Come in tutte le storie di vita c’è un altro imprevisto. Gli eventi precipitano. Arriva il 2008 e la crisi economica flagella il territorio, mio padre perde il lavoro. Io riesco a trovare solo una modesta professione in qualità di libraio. Mi sforzo di non abbattermi. Mi barcameno tra lavori part time, lavori nell’accoglienza, combattendo contro mille incombenze e preoccupazioni.

Da li e da questa fase di prova della mia vita, approdo alla Caritas Diocesana di Ragusa, dove finalmente trovo una professione che mi appaga a pieno. Passano anni di soddisfazioni lavorative e personali; con grande forza di volontà mi diplomo al liceo delle scienze umane, inizio ad ottenere incarichi nella gestione dei corridoi umanitari, nell’accoglienza e in progetti contro lo sfruttamento lavorativo. Tramite questo passo posso finalmente coniugare il mio spirito rivolto al sociale con la mia fede. Un grande traguardo per me. Passa il tempo, arriva il dannato 2020. Un anno nero, un anno di disperazione e resilienza come mai prima nella mia vita. Mio padre si ammala di Covid-19 a Novembre 2020. Muore dopo poche settimane, dopo le rassicurazioni dei medici e le profuse pacche sulle spalle. Nella mia vita si apre un vuoto, un dolore straziante mi getta in un baratro. Come altre volte nella mia vita devo farmi forza per i miei cari, per mia madre e mia sorella. Con la preghiera, la forza e l’aiuto di amici e amiche inestimabili riesco ad uscirne, ferito ma vivo.

La mia passione per la cucina è sempre stata li, nello sfondo. Era proprio dai miei primi anni in qualità di obiettore di coscienza che iniziai a dedicare del tempo alla cucina in generale; etnica, italiana, gourmet o tradizionale che fosse. In quel momento di buio, capì che nella mia vita mancava un afflato di giovialità e leggerezza. Mancava il donarmi momenti di spensieratezza, momenti di condivisione in cui poter parlare delle mie passioni, in cui poter incorniciare le mie amicizie. Un hobby, una passione da coltivare che non fosse lavoro, che fosse semplice e rivolta alla tradizione e al nuovo come suo figlio diretto.
Decido di dedicarmi al cibo, cibo inteso come nutrimento, cibo come conservare e rendere partecipi. Cibo come conservazione della tradizione nostrana. Sono Foodblogger e Green Blogger dal 2018 ma solo da poco ho deciso di strutturarmi. Ho una grandissima passione che è la Cucina, passione che nasce inizialmente da piccolo come semplice curiosità nell’osservare mia nonna mentre preparava il pane e le focacce fatte in casa. Il mio desiderio è quello di conservare le ricette della mia tradizione, dei nonni e della mia terra, la Sicilia. 
Nel 2021 ho quindi deciso di creare questo canale su cui mi leggete. Ora sento il senso di questo lavoro e di tutto il percorso che ho fatto. Sono felicissimo di condividere con tutti voi la mia passione, di rendervi partecipi e nel mio piccolo, di regalarvi un momento di gioia dietro ai fornelli. No, non di solo pane vive l’uomo. Così recita l’adagio a cui voglio rispondere. Pensiamo quindi alla cucina come qualcosa di diverso. Essa è processo creativo e conoscitivo, un processo che raggruppa la comunità e le sue tradizioni e allo stesso tempo le valorizza. Per me cucina è amore e relazione oltre che semplicità e genuinità. Spero di trasmettervi questo amore pienamente.
Si, quindi, viviamo anche per la cucina e per il nutrimento che da alle nostre vite”.

Emiliano